Territorio di Verona

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Bella carta geografica del territorio di Verona orientato con il nord a destra, basata sui rilevamenti cartografici di Giovanni Antonio Magini e tratta dall’Atlas Novus di Henricus Hondius pubblicato ad Amsterdam nel 1639 presso J. Jannsonius. La raffinata rappresentazione, ricchissima di toponimi anche minori e caratterizzata da un ottimo apparato fluviale, è arricchita da un grande cartiglio allegorico con il titolo sorretto da due personaggi in abiti tipici e da un secondo inserto, in alto a sinistra, contenente la scala delle distanze.

Johannes Janssonius, il cui vero nome era Jan o Josse Jansson, nacque nel 1588 ed era il figlio di Jan “il vecchio”, noto stampatore, editore e libraio con bottega ad Arnhem, capoluogo della Gheldria, dove gestiva una propria officina specializzata nella pubblicazione di testi storici e geografici. Il giovane Jan imparò l’arte nella bottega del padre e, nei primi anni del XVII secolo, una volta terminato l’apprendistato, conseguì il titolo di “boekdrukker”, con particolare competenza nel settore cartografico.
Nel 1612 sposò Elisabeth Hondius (figlia di Jodocus “il vecchio” e Colette van der Keere) e si trasferì ad Amsterdam, dove aprì una propria bottega specializzata nella pubblicazione di atlanti, mappe e globi, che registrò “Opt Water in De Pascaerte” e che ebbe come marca editoriale una sfera armillare trattenuta da una mano che esce dalle nubi, con il motto “Semper immota”. A seguito della morte del suocero, avvenuta nello stesso 1612, Jan Jansson (meglio conosciuto nella forma latinizzata di Johannes Janssonius) aiutò la vedova a terminare la stampa dell’edizione del famoso “Atlas” conosciuto con il nome di Mercator-Hondius, dopo di che proseguì ad assisterla nel lavoro di bottega. La collaborazione con la suocera durò circa 17 anni, cioè fino al 1629, allorquando morirono sia Colette che il figlio Jodocus “il giovane”, così che lo Janssonius, insieme al cognato Henricus Hondius si ritrovarono a gestire insieme la storica azienda. La prima opera che vide la luce dalla loro società fu la stampa completamente revisionata del “Mercator-Hondius Atlas” che, dal 1639, divenne conosciuto come “Atlas Novus” e fu pubblicato per parecchi anni ed in varie lingue. All’inizio degli anni ’40 Henricus Hondius lasciò completamente a Janssonius l’attività di pubblicazione di atlanti. La concorrenza con Joan Blaeu, figlio e successore di Willem, nella produzione di atlanti spinse Janssonius ad ampliare il suo Atlas Novus fino a farlo diventare un’opera di sei volumi, in cui vennero inseriti un atlante marino e un atlante del mondo antico. Altri atlanti pubblicati da Janssonius sono l’atlante storico di Hornius (1652), i libri di città in otto volumi (1657), l’Atlas Coelestis di Cellarius e diversi atlanti marini.
Dopo la morte di Joannes Janssonius, il negozio e la casa editrice furono portati avanti dagli eredi sotto la direzione di Johannes van Waesbergen (1616-1681 circa), genero di Joannes Janssonius. Van Waesbergen aggiunse il nome di Janssonius al proprio. Nel 1676, gli eredi di Joannes Janssonius vendettero all’asta “tutti i rimanenti Atlanti e le lastre delle carte furono poi vendute agli editori Schenk e ValK.

Henricus Hondius, il cui vero nome era Hendrik de Hondt, nacque ad Amsterdam nel 1587 e, dopo aver fatto pratica nella bottega di famiglia, acquisì il titolo di “pers-leraar”, (letteralmente “maestro di torchio”, vale a dire “torcoliere”), entrando di diritto tra gli specialisti dell’arte della stampa ed affiancando nella gestione dell’azienda il famoso padre Josse (Jodocus Hondius). Josse de Hondt, infatti, nacque nel 1563 a Wacken, piccolo villaggio presso Gand, nelle Fiandre e, ancora in età scolare, dimostrò tutto il suo talento nel disegno a mano libera, tanto che il padre decise di approfittare di questa sua propensione e, con la speranza di affinarne il talento, gli fece fare l’apprendistato artistico a Gand, presso una bottega che progettava e costruiva globi terrestri, strumenti di rilevazione geografica ed incideva materiale cartografico. Nel dinamico capoluogo della Fiandra orientale, sede all’epoca di numerose officine tipografiche, librerie, studi grafici e laboratori d’incisione, il giovane Josse apprese l’arte dell’intaglio, specializzandosi nella tecnica dell’incisione al bulino, ma destreggiandosi piuttosto bene anche con gli atri metodi: xilografia ed acquaforte. A 25 anni, quando cominciava ad essere apprezzato e conosciuto come abile professionista nel campo dell’incisione, dovette precipitosamente fuggire da Gand a causa delle persecuzioni religiose e delle forti agitazioni che, all’epoca, dilagavano in tutti i Paesi Bassi, e riparare in Inghilterra, dove rimase parecchio tempo prima di rientrare in patria.