[Brescia] Conspectus alter novae Cathedralis Brixianae

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Grande acquaforte disegnata e incisa da Giuseppe Vasi che mostra con un tratto raffinatissimo la cattedrale di Santa Maria Assunta, il Duomo nuovo di Brescia, animata in primo piano da personaggi in conversazione. La bellissima e rara rappresentazione è firmata in basso a sinistra Joseph Vasi delin et sculpt . Al centro il titolo, la data e la dedica al cardinale Angelo Maria Querini (il cui busto in marmo scolpito da Antonio Calegari è posto sopra l’ingresso principale) che al tempo si era prodigato per far ripartire i lavori di costruzione della cattedrale dopo l’interruzione per l’epidemia di peste. Qualche segno del tempo e uno strappo anticamente restaurato. Rara.
Giuseppe Vasi (1710 – 1782) è stato un incisore, architetto e vedutista italiano. Vasi giunse a Roma nel 1736, proveniente dalla Sicilia. Dopo un triennio di apprendistato entrò a far parte della cerchia di papa Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini) e del suo fido bibliotecario, Giovanni Gaetano Bottari. Questi contatti gli garantirono un posto importante all’interno della Calcografia Camerale, per la quale Vasi iniziò a realizzare vedute di importati monumenti di Roma moderna, come la facciata di San Giovanni in Laterano, la Fontana di Trevi o la Scalinata di Trinità dei Monti. Negli anni quaranta ebbe inizio la produzione autonoma di Vasi. Il primo passo fu una serie dal titolo Vedute di Roma sul Tevere e negli anni successivi Vasi si dedicò alla sua principale impresa, Le Magnificenze di Roma antica e Moderna in dieci volumi usciti fra il 1747 e il 1761. Vasi fu uno dei più importanti incisori di veduta nella Roma del diciottesimo secolo. La sua fama ha sofferto molto del confronto con Giovanni Battista Piranesi: più giovane di circa dieci anni, Piranesi in realtà apprese proprio da Vasi, nei primi anni quaranta, alcuni segreti della tecnica incisoria. ella parte finale della carriera Vasi iniziò a subire sempre più forte la concorrenza di Piranesi. Egli continuò comunque a mantenere attiva la sua impresa calcografica, con l’aiuto del figlio Mariano Vasi: i torchi si trovavano nell’appartamento di Vasi, al piano terreno di Palazzo Farnese, dove egli svolgeva il ruolo di guardaroba dell’Ambasciatore a Roma del Regno delle Due Sicilie. Stretto dalle necessità finanziarie, Vasi affiancò all’attività di artista e di incisore quella di mercante d’arte, come attesta fra l’altro l’inventario dei beni, stilato nel 1782, pochi giorni dopo la morte.