[Brescia] Carta Topografica della Provincia di Brescia

Magnifica grande carta geografica della provincia di Brescia dedicata a Giovanni Michele Rainieri, viceré del Regno Lombardo Veneto pubblicata nel 1826

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Importante e maestosa carta geografica della provincia di Brescia disegnata dai funzionari Gaetano Monticelli e Desiderio Manzoni dedicata a Giovanni Michele Ranieri, viceré del Regno Lombardo Veneto. La grande rappresentazione è arricchita in basso a sinistra dalla pianta topografica di Brescia, completata dall’elenco di 71 rimandi agli edifici pubblici e alle chiese principali, mentre a destra si trova la veduta, disegnata da Basiletti ed incisa da Regazzoni, del Foro Romano i cui resti furono scoperti con gli scavi del 1822. In basso, a fianco delle scale grafiche, sono riportate delle tabelle che riportano numerosi dati, informazioni, statistiche, divisioni territoriali e indicazione delle miniere di ferro, cave di marmo e le principali fabbriche della Provincia quali cartiere, manifatture delle coperte di lana e quelle delle armi da fuoco. Pubblicata a Milano nel 1826 presso la Ditta Artaria.

Desiderio Manzoni e Gaetano Monticelli sono state due importanti figure della cartografia e geografia italiane all’inizio del XIX secolo. Manzoni era noto per la sua attenzione alla topografia e contribuì notevolmente alla mappatura di diverse regioni del Nord Italia. Monticelli, un geografo rinomato, si dedicava allo studio delle caratteristiche naturali dei territori italiani. La loro collaborazione portò alla creazione di mappe che rappresentavano non solo i territori ma anche i progressi nelle tecniche di rilevamento dell’epoca.

Giovanni Michele Rainieri, arciduca d’Austria e viceré del regno Lombardo-Veneto, visitò più volte Brescia ed il territorio bresciano ai quali teneva in modo particolare. Sue visite ufficiali alla città si svolsero il 4 settembre 1816 e, successivamente, tra il 28 ed il 2.9 settembre 1818. Nei primi giorni di agosto del 1823, di ritorno da Verona, visitò insieme con la moglie arciduchessa Elisabetta di Savoia, alcune località gardesane, tra le quali Desenzano, Salò e Toscolano, rimanendo affascinato “dall’amenità dei luoghi e dalla piacevolezza del paesaggio”. Il 6 agosto il principe Ranieri salì a Bagolino per porre la prima pietra al nuovo ponte in località Prada, sul fiume Caffaro, che, una volta costruito, venne a lui intitolato. Probabilmente questo interessamento del viceré per il territorio bresciano, la sincera ammirazione ed i palesi complimenti per la bellezza delle località visitate, fece concretizzare il progetto concepito dai funzionari Manzoni e Monticelli di dedicare al Ranieri una grande e bella carta topografica della provincia di Brescia, alla quale vollero aggiungere una pianta della città, capoluogo del distretto e una veduta dei resti romani da poco rinvenuti, per i quali il principe si era più volte mostrato interessato. L’occasione per consegnare “ufficialmente” la carta fu nel 1827 allorquando un piroscafo in navigazione sul lago di Garda venne dedicato a “Sua Altezza Imperiale” denominandolo, appunto, “Arciduca Rainieri”.

La famiglia di editori Artaria
Famiglia, originaria di Blevio in Brianza, i cui membri si tramandarono durante circa tre secoli l’attività di commercianti di stampe e di editori di musica, suddividendosi in due rami, dei quali uno fu attivo in Austria e Germania e l’altro in Italia.
Dei due rami il primo ebbe origine verso la metà del secolo XVII, da un Cesare che, preceduto da un altro membro della famiglia, dalla nativa Brianza emigrò in Austria e ivi esercitò il commercio ambulante di stampe fino all’anno della sua morte, avvenuta a Vienna nel 1700. Nel secolo seguente i discendenti, e in particolare i suoi nipoti, i fratelli Cesare (1706-1785), Domenico I (1715-1784) e Giovanni Casimiro (1725-1797), continuarono a Vienna la stessa attività in forma più organizzata e su scala più vasta.
Degli Artaria italiani, il ramo milanese, più recente rispetto al tedesco, ha portata anch’esso un contributo notevole alla storia editoriale dell’Ottocento. Fondatore della casa di Milano fu Ferdinando. Nei moderni stampati della ditta si trova l’indicazione “Casa fondata nel 1800”, ma probabilmente l’anno di fondazione risale al 1805, quando alla ditta Artaria fu rilasciata la licenza di esercitare un negozio di stampe, carte geografiche e musica. Nel 1828 il fondatore della ditta cedette l’azienda ai due figli maggiori, riservandosi il commercio di minore importanza della musica manoscritta. La ditta venne così ad intestarsi “Epimaco e Pasquale Artaria”. Epimaco, il più intraprendente dei due fratelli, si occupò in modo speciale del ramo musicale dell’azienda, cercando di svilupparlo con l’acquisto della proprietà di opere liriche. Ma dopo pochi anni, in seguito a una crisi finanziaria, Epimaco si ritirò e Ferdinando fu a capo della ditta, che nel 1837 assunse la ragione di “Ferdinando Artaria e Figlio”.
Alla morte di Ferdinando, Giovanni essendo già morto nel 1839 ed Epimaco venendo privato di ogni suo diritto, rimase unico titolare Pasquale. Il 1852 segna un’altra data importante nella storia della casa Artaria: il 6 maggio Pasquale cedette l’azienda al cognato Ferdinando Sacchi, riservandosi però la piena proprietà della Guida dei viaggiatori in Italia nelle due lingue italiana e francese. La casa conservò la vecchia denominazione di “Ferdinando Artaria e Figlio” e la mantenne fino al 1872, anno in cui adottò la ragione “Ditta Artaria di Ferdinando Sacchi e figli”.​