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Carte Du Cours Du Po depuis Pavie jusqu’ a Ferrare qui comprend partie du Milanois, du Bergamasc, du Bressan, du Veronois, du Vicentin, le Cremasco, le Cremonois, le Mantouan, partie des Duches de Plaisance, de Parme, de Modene

Interessante carta geografica centrata, come da titolo, sul corso del Po che si estende da Pavia a Ferrara e che mostra in elevato dettaglio parte dei territori di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Crema, Cremona, Mantova, Piacenza, Parma e Modena.
Il titolo della carta corre al di sopra del margine superiore; nell’angolo inferiore sinistro troviamo tre scale metriche e in basso a destra firma dell’incisore Le Tellier che nonostante la raffinata e precisa tecnica che fa presumere una certa esperienza, di lui non abbiamo notizie precise. Il cartografo ed editore è Gilles Robert Vaugondy che insieme al figlio Didier fu uno dei più rinomati ed attendibili autori di geografia del XVIII secolo. Questa carta del corso del Po risulta atipica poiché produzioni simili di altri autori indicano chiaramente la consuetudine di riprodurre l’intero corso del grande fiume in molteplici lastre che poi venivano unite. Nonostante esistano rari casi di rappresentazioni parziali come, per esempio, la carta di Francesco Polanzani titolata “Il corso del Po dal Mantovano fino al Mare” risulta sconosciuto il motivo per il quale il Vaugondy non completò la sua mappa del Po con le restanti porzioni di territorio interessate dal Fiume. Nessuna innovazione è introdotta a livello di orografia che qui risulta solo abbozzata. Troviamo, come prevedibile, un eccellente apparato fluviale con il Po molto preciso nel suo percorso e con un grande numero di affluenti, anche minori disegnati attentamente.

Gilles-Robert de Vaugondy (1688 – 1766) e Didier Robert de Vaugondy (1723 circa – 1786) erano editori di mappe, incisori e cartografi attivi a Parigi alla metà del XVIII secolo. Padre e figlio furono gli eredi dell’importante azienda cartografica Sanson, il cui stock di lastre fornì gran parte del loro materiale iniziale. Dopo essersi diplomati alla scuola cartografica di Sanson, Gilles, e più in particolare Didier, iniziarono a produrre un proprio consistente corpus di mappe. I Vaugondy erano molto rispettati per la precisione e l’accuratezza delle loro opere, nelle quali facevano un uso eccellente delle considerevoli risorse disponibili nella Parigi del XVIII secolo per produrre mappe il più possibile accurate e prive di fantasia. I Vaugondy compilavano ogni carta geografica basandosi sulle proprie conoscenze , su ricerche accademiche, sui diari di esploratori e missionari contemporanei e sull’osservazione astronomica diretta; inoltre, a differenza di molti cartografi di questo periodo, si preoccupavano di fare riferimento al materiale di partenza. Tuttavia, anche nella Parigi del XVIII secolo le conoscenze geografiche erano fortemente limitate, soprattutto per quanto riguarda le porzioni di mondo ancora inesplorate, tra cui i poli, il Pacifico nord-occidentale dell’America e l’interno dell’Africa e del Sud America. In queste aree i Vaugondy, come i loro rivali De L’Isle e Buache, devono essere considerati come geografi “speculativi”: la geografia speculativa era un genere di cartografia che si sviluppò in Europa, in particolare a Parigi, tra la metà e la fine del XVIII secolo che permetteva ai cartografi di “riempire” le aree sconosciute delle loro mappe con appunto speculazioni basate sulla loro vasta conoscenza della cartografia, su teorie geografiche personali e su materiale primario spesso dubbio raccolto da esploratori e navigatori. Questo approccio, che cercava di utilizzare il conosciuto per convalidare l’ignoto, generò molte rivalità. Le faide di Vaugondy con altri cartografi, in particolare con Phillipe Buache, portarono alla presentazione di numerosi documenti contrastanti all’Academie des Sciences, di cui entrambi erano membri. L’era della cartografia speculativa terminò di fatto con le esplorazioni e scoperte di fine ‘700 del capitano Cook, di Jean Francois de Galaup de La Perouse e di George Vancouver. Dopo la morte di Didier, le sue mappe furono acquistate da Jean-Baptiste Fortin che nel 1787 le vendette a Charles-Francois Delamarche (1740-1817).