Domenico Cagnoni Incisore (1730 c. – 1797) Posted in: Incisori & Disegnatori

Domenico Cagnoni nacque probabilmente a Verona nel primo quarto del XVIII secolo e, dopo un periodo di formazione, esordì nel mondo dell’incisione con lavori di poco conto e particolarmente acerbi come un’Adorazione dei Magi dall’Orbetto, datata 1754, la raffigurazione di S. Onofrio eremita, contenuta in un opuscoletto non datato, edito dal Maroni, e il ritratto di Carlo Gianella, medico e filosofo.
La venuta dell’artista a Brescia fu senza dubbio determinante per quanto riguarda la sua vita artistica, poiché entrò subito a far parte della cerchia calcografica cittadina che, in quegli anni, era dominata da Francesco Zucchi, del quale oltre che lo stile, ereditò anche la vasta committenza.
Domenico Cagnoni si ritrovò, così, da sconosciuto riproduttore grafico, a stimato incisore che, per oltre tre lustri, non avrà rivali in città.
Il Cagnoni era particolarmente abile nelle vignette che dovevano essere contenute in piccolo spazio, nelle antiporte, nei frontespizi, nei finalini.
La fama dell’artista è legata anche ai biglietti da visita infatti nel 1911 Bertarelli e Prior definiscono il Cagnoni “principe dei vignettisti italiani” poiché anche le più minute illustrazioni o address” recano l’indicazione “D. Cagnoni sculp.”

Piccola veduta di Brescia usata come frontespizio per svariate opere storico-letterarie edite dalla tipografia Rizzardi.

Tra i più riusciti e noti lavori del Cagnoni ricordiamo i ritratti della beata “Angela Merici”, del nobiluomo “Gaetano Fenaroli” e del “Cardinal Molino”; le “vedute”, tra le migliori delle quali troviamo la tavola di “Brescia” vista da Porta S. Nazaro e dedicata al nobile Luigi Arici (1764) e il “Castello di Brescia” (1760); e i vari motivi riferibili al volto architettonico di Brescia, come la “Scalinata del Monastero di Santa Chiara” (1762), o la celebre “Giostra dell’anello” (1766) e il frontale della “Chiesa di san Lorenzo” (1767).

La sua fama incominciò a varcare i confini della città: la grande occasione di uscire dalla cerchia provinciale gli venne offerta quando Pietro Verri, che era membro del Superiore Consiglio d’economia per la Lombardia, fu pregato da don Giuseppe di Sperges, incaricato degli affari di Lombardia, di curare la ristampa di un trattato intitolato Veterum disciplina in re rustica, opera giovanile del teologo A. Kembter.
Nel capoluogo lombardo collaborò con i più noti stampatori, strinse amicizia con vari artisti e letterati, fino ad operare per la Stamperia Reale di Parma, fondata dal Bodoni.
Nel 1789 Il Cagnoni esegue per la prima volta un soggetto cartografico incidendo una serie di sette carte geografiche, disegnate dal monaco olivetano Mauro Fornari, che illustrano le rispettive provincie del compartimento della Lombardia Austriaca.

L’attività milanese non interruppe i contatti con Brescia, dove l’artista ebbe, nel 1774, un figlio, Gaspare, anch’egli incisore, morto a Milano nel 1840. Domenico Cagnoni, che negli ultimi anni della sua vita assunse nel capoluogo lombardo anche incombenze governative, morì 1’8 gennaio 1797.